Evento pubblico su prenotazione
10 giugno 2022
h. 9.30
Fabbrica delle "E"
corso Trapani 95, Torino
Le donne, in tutto il mondo, stanno rivendicando sotto voce e a gran voce giustizia climatica. Come possono le donne affrontare la crisi climatica e relazionale oggi in atto? Quali strumenti possiamo mettere in campo con gli uomini e con il “femminile” che è presente in ognuno di noi?
È necessario tenere in considerazione che oggi la relazione tra i generi sta subendo una profonda crisi e che gli episodi di violenza, anche femminile, sono in aumento. Diventa, pertanto, necessario analizzare l’insieme degli stereotipi che definiscono le appartenenze femminili e maschili, con l’obiettivo di prevenire ogni forma di violenza. Occorre riscoprire alcuni valori quali la gentilezza, l’attenzione alla vita, alla natura e al suo ciclo.
Nel mondo della politica cominciano, pur se lentamente, ad intravedersi alcune trasformazioni che tentano di mettere al centro proprio la figura femminile. Nelle aziende molte cose stanno cambiando; proprio a partire dalla figura femminile presente nel comparto agricolo, tanto in Italia quanto nel mondo, si sta delineando l’idea di fare un’agricoltura differente, riconvertendo aziende dannose per l’ambiente. Si tratta di un primo passo ma la strada da percorrere è ancora lunga. Non dobbiamo perdere di vista che con i poveri le donne sono tra le persone più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici.
In molte parti del mondo, sono le donne ad occuparsi dell’approvvigionamento degli alimenti e dell’acqua. Con le risorse alimentari sempre più scarse, a causa degli impatti del clima sull’agricoltura, le donne dovranno allontanarsi dai loro territori e intraprendere lunghi viaggi.
Secondo la FAO, nei paesi in via di sviluppo, il 43% della forza lavoro del settore agricolo è costituita da donne, percentuale che sale al 90% in Africa sub-sahariana dove le donne possiedono solo l’1% del terreno arabile. Per il 79% di queste, l’agricoltura è la principale risorsa alimentare e di guadagno, e circa due terzi dei 600 milioni di allevatori di bestiame è di sesso femminile.
Per questo crediamo che sia importante discutere di questi temi attraverso una pluralità di voci che metta al centro il ruolo della donna nei processi e nelle politiche della conversione ecologica.
